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Test rapidi Covid: cosa sono, come funzionano, quali prospettive per la ripresa

Test rapidi Covid

A distanza di più di 1 anno dall’inizio della pandemia, le nazioni sono ancora blindate per gli alti indici di contagio ed alla ricerca di raggiungere quanto prima la piena copertura vaccinale per garantire alle popolazioni le riaperture che consentano la ripresa delle attività e del senso di libertà che ancora manca. Naturalmente ci sono tentativi di “riaprire in sicurezza”, come per esempio si registra in Spagna, dove a Barcellona lo scorso dicembre fu tenuto un concerto con poco meno di 500 persone in ambiente chiuso. Quale stratagemma utilizzato? Tampone rapido negativo da presentare all’accesso, pena l’accesso negato, mascherine FFP2, ma, evidentemente, senza distanziamento. Il risultato del monitoraggio non registrò alcun contagiato.

Lo scorso 20 marzo in Olanda, dove si registra un lungo lockdown, sull’esempio dell’evento di Barcellona, si è tenuto l’esperimento cosiddetto “Back to Live”, organizzando, quest’anno con solo 1500 spettatori, il festival Lowlands di Biddinghuizen, evento con cadenza annuale e partecipazione abituale media di circa 50 mila spettatori. Quali le condizioni per l’accesso? Tamponi e tracciamento: tutti i partecipanti hanno dovuto sottoporsi a un tampone antigenico 48 ore prima del concerto. Il giorno del concerto, inoltre, sono stati effettuati 150 tamponi rapidi random, che hanno consentito di negare l’accesso a 26 soggetti che hanno avuto l’esito del test rapido positivo. Anche in questo evento non era possibile alcun distanziamento. Dopo essere stati divisi in tre macrogruppi nell’area concerti, gli spettatori hanno dovuto indossare un localizzatore e scaricare un’app capace di tracciare e monitorare i loro movimenti e soprattutto i loro contatti durante l’evento. Tutti gli spettatori presenti sono stati nuovamente sottoposti a tampone antigenico il 25 e il 26 marzo, e nelle prossime settimane verranno resi noti i risultati clinici dell’esperimento. Con la stessa metodologia è stata aperta al pubblico sabato 27 marzo la partita della nazionale.

Così a Berlino per andare a fare shopping nei negozi, dal parrucchiere o a visitare musei da settimana scorsa sarà necessario presentare un test negativo.

In altre parole, da queste esperienze emerge che i test rapidi sono utilizzati come “lascia passare” per riprendersi dei “gradi di libertà” dal Covid.

Test rapidi: cosa sono e come funzionano

Il tampone rapido: viene effettuato con la stessa modalità del tampone nasofaringeo. Il tampone rapido, però, non ricerca il genoma virale, come il classico tampone, ma la presenza di proteine di superficie del virus, dette antigeni, e da qui il nome di “test antigenico”. Richiede circa 15 minuti per il risultato ed è facile da leggere, a differenza del test classico che richiede in media di 24-48 ore per la sua elaborazione. La rapidità comporta però una perdita in sensibilità: se la carica virale è bassa, il test potrebbe risultare erroneamente negativo e non riuscire a rilevare l’infezione anche se presente.

Il test sierologico pungidito: questo test analizza il sangue capillare prelevato dal polpastrello tramite un pungidito. I test molecolari e antigenici servono per diagnosticare un’infezione in atto. Il test sierologico, invece, rileva nel sangue la presenza o meno di anticorpi prodotti in risposta all’infezione: non ha un’utilità diagnostica, ma serve per mappare l’effettiva diffusione dell’epidemia nella popolazione, anche a distanza di tempo. Il test sierologico standard è un test quantitativo, che rileva cioè la quantità e la tipologia di anticorpi presenti. Il test sierologico rapido è di tipo qualitativo e rileva solo la presenza degli anticorpi (positivo o negativo) e non la loro quantità. Anche in questo caso la risposta  si ottiene in 15 minuti.

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