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Rapidità: parola chiave dei test Covid-19

Rapidità: parola chiave dei test Covid-19

Rapidità: parola chiave dei test Covid-19, in un periodo di pandemia in cui il fattore tempo gioca un ruolo essenziale per la salute pubblica. Stiamo, infatti, vivendo un momento di strano e difficile equilibrio sociale fra emergenza sanitaria ed emergenza economica, diviso fra la necessità di protezione e l’imperativo di far ripartire il lavoro e l’economia. Ed in questo la diagnostica di laboratorio gioca un ruolo fondamentale. L’aumento dei casi, che ha contraddistinto la seconda ondata della pandemia Covid-19, rende sempre più cruciale riuscire a tracciare in modo rapido i soggetti infetti ed i loro possibili contatti ed interrompere così la catena di trasmissione del virus.

La strategia delle 3 T (Test, Tracing and Treat) inizia proprio con la capacità di individuare chi è positivo al virus. In questa particolare situazione, il fattore tempo per la diagnosi di positività, con la conseguente quarantena, e la conferma di negatività per la ripresa lavorativa, a seguito del periodo di segregazione, diventa il fattore critico da superare. Per questo si sono presentati nello scenario sanitario numerosi test che in questi mesi hanno raggiunto anche l’obiettivo della tempestività.

Allo scoppio della pandemia l’unico esame disponibile era il classico “tampone rinofaringeo“, che è ancora adesso lo strumento più preciso a disposizione per diagnosticare un’infezione da SARS-CoV-2 in corso. Oggi invece sono in commercio diversi sistemi, i cosiddetti test Covid rapidi, più economici e più veloci, per verificare l’eventuale positività a Sars-Cov-2, con una imprescindibile caratteristica, quella della velocità, fondamentale per poter intercettare e spegnere tempestivamente qualsiasi focolaio.

I classici tamponi

Il tampone rinofaringeo è un test molecolare che rappresenta l’esame principale e più affidabile per individuare la presenza del virus. Il test ricerca frammenti del materiale genetico di cui è composto il virus in materiale biologico raccolto dal rinofaringe del soggetto sospetto di essere positivo al virus. La presenza di questi frammenti indica l’avvenuto contatto col virus e dunque la positività. Il limite di questo test è la lentezza nell’ottenere i risultati: in media di 24-48 ore per la sua elaborazione.

I test sierologici

A differenza dei test molecolari, i test sierologici ricercano la presenza degli anticorpi diretti contro il Sars-Cov-2, la cui presenza significa che il soggetto è stato in contatto col virus. Specificamente si ricerca la presenza delle IgM e delle IgG: gli anticorpi IgM, i primi a comparire, sono prodotti dopo il contatto col virus, gli anticorpi IgG, che compaiono successivamente, indicano la memoria immunologica -almeno temporanea- e quindi segnalano che l’infezione è avvenuta da diverso tempo. Mentre i tamponi molecolari fotografano la situazione attuale, i test sierologici forniscono la storia dell’infezione. Sono indicati per conoscere la diffusione del virus nella popolazione, ma non sono adatti a stabilire se c’è un’infezione in atto. Più rapidi ed economici del tampone rinofaringeo, possono essere distinti in test sierologici qualitativi (con una goccia di sangue rilevano o meno la presenza degli anticorpi, e perciò detti “pungidito”) e quantitativi (con un prelievo rilevano, oltre la presenza, anche il livello degli anticorpi prodotti).

I test antigenici

Se per i test molecolari viene ricercato il materiale genetico del virus, con i test antigenici si ricerca la presenza di proteine di superficie del virus, chiamate anche antigeni virali, in grado di legarsi ad anticorpi. Il materiale biologico viene raccolto con la stessa modalità del tampone rinofaringeo classico, e per questo viene denominato “tampone rapido”. Il risultato è come una sorta di segnale on-off, è disponibile in circa 15 minuti e non richiede personale sanitario e strumenti di laboratorio e prevede costi più contenuti. Per questo motivo i tamponi rapidi sono utilizzati nello screening dei passeggeri in aeroporto e degli alunni nelle scuole, con l’obiettivo di monitorare più rapidamente l’eventuale diffusione del virus all’interno di queste organizzazioni.

Al momento lo scotto che la rapidità di questi nuovi test deve pagare è quello della sensibilità: se la carica virale è bassa, il test potrebbe dare luogo ad un falso negativo e non riuscire a rilevare l’infezione anche se presente.

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