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L’importanza dei controlli di risposta immunitaria post-vaccinale

L’importanza dei controlli di risposta immunitaria post-vaccinale

Il “Vax day” scattato il 27 dicembre 2020 in tutta Europa ha ingaggiato la più ampia campagna vaccinale a livello mondiale, ritenuta la strategia più efficace per moderare le drammatiche conseguenze sanitarie, sociali ed economiche dovute alla pandemia COVID-19.

Sul versante nazionale il Ministero sta facendo i conti con gli approvvigionamenti di vaccini anti-Covid, in quanto, a partire da Pfizer per arrivare ad Astra Zeneca, case farmaceutiche che hanno contrattato il calendario di distribuzione ed i quantitativi con Bruxelles, non vengono rispettate le date di consegna, rallentando il raggiungimento degli obiettivi di popolazione vaccinata. In particolare per il vaccino Pfizer è problematica la necessità della seconda dose vaccinale, che ha previsto uno specifico stoccaggio per non vanificare la corretta copertura vaccinale dei soggetti ai quali era stata inoculata la prima dose.

Ma mentre i numeri dei soggetti vaccinati sta crescendo, anche se non con la progressione auspicata, si sta aprendo la necessità di misurare l’efficacia del vaccino, sia per identificare la presenza degli anticorpi neutralizzanti sia per verificare il livello quantitativamente plausibile necessario per proteggere i soggetti vaccinati da futuri contatti con il virus e le sue varianti.

Cosa sono gli anticorpi neutralizzanti

Un’infezione virale produce in risposta immunitaria molti anticorpi specializzati a combattere il virus, ma solo un piccolo sottogruppo di questi sono gli anticorpi neutralizzanti, che impediscono al virus di infettare ulteriori cellule. Gli anticorpi neutralizzanti sono prodotti dai linfociti B, e difendono le cellule dall’infezione del virus responsabile del Covid-19.

Gli anticorpi neutralizzanti si sviluppano in risposta all’infezione naturale o alla vaccinazione, e sono capaci di inattivare il virus in quanto interferiscono con i meccanismi utilizzati dal virus per aggredire le cellule bersaglio, bloccandone il funzionamento.

Gli anticorpi neutralizzanti possono essere prodotti anche in laboratorio, scegliendo un solo tipo di anticorpo neutralizzante, cioè un anticorpo monoclonale, che viene prodotto in gran quantità per essere utilizzato come farmaco. La produzione di anticorpi neutralizzanti monoclonali è attualmente intrapresa da molte aziende farmaceutiche con risultati molto promettenti, come descritto da Luigi Cari, Giuseppe Nocentini della Società Italiana di Farmacologia in “Anticorpi neutralizzanti anti-SARS-CoV-2“, cui si rimanda (https://www.sifweb.org/sif-magazine/voci-di-supporto/anticorpi-neutralizzanti-anti-sars-cov-2).

La proteina spike (proteina S) del SARS-CoV2

Il SARS-CoV-2 ha diverse proteine strutturali tra cui spike (S), envelope (E), membrana (M) e nucleocapside (N). Le proteine spike (S) “decorano” la superficie virale e conferiscono al virione la caratteristica forma a corona. La proteina Spike è costituita da due porzioni entrambe importanti:

  • la porzione S1 contiene una regione chiamata RBD (receptor-binding domain – la chiave) che serve a legarsi alla cellula bersaglio aderendo al suo recettore (serratura) denominato ACE2
  • la porzione S2, una volta aperta la porta, consente l’ingresso del virus, portando all’endocitosi nelle cellule ospiti del polmone profondo ed alla replicazione virale.

Gli anticorpi neutralizzanti interferiscono principalmente con le proteine spike che sono presenti sulla membrana virale in due modi: 1) Impediscono il legame della subunità S1 con il recettore ACE2 presente sulle cellule bersaglio. 2) Bloccano il cambio di conformazione della subunità S2 e quindi impediscono al virus di entrare nella cellula bersaglio.

Risposta immunitaria SARS-CoV-2

Il lavoro di Giuseppe Lippi, Laura Sciacovelli, Tommaso Trenti, Mario Plebani “Cinetica e caratteristiche biologiche della risposta umorale all’infezione da SARS-CoV-2: implicazioni vaccinali” pubblicato a gennaio 2021 su Biochimica Clinica (https://www.researchgate.net/publication/348382904_Cinetica_e_caratteristiche_biologiche_della_risposta_umorale_all’infezione_da_SARS-CoV-2_implicazioni_vaccinali) fornisce una guida ad interim con l’intento di dare la priorità alla vaccinazione contro il SARS-CoV-2 nei soggetti che hanno maggiori probabilità di essere infettati, reinfettati e / o di sviluppare una malattia COVID-19 più aggressiva, essenzialmente basata sulla valutazione di routine e sul monitoraggio della risposta immunitaria SARS-CoV-2.

Gli autori, raccomandano di determinare il titolo degli anticorpi anti-SARS-CoV-2 (anti-spike) prima della vaccinazione, cosicché possano essere individuati i soggetti sieronegativi cui dare priorità per la somministrazione del vaccino. E, oltre ad altre raccomandazioni, suggeriscono di effettuare la determinazione degli anticorpi prima della somministrazione del vaccino ed il monitoraggio a tempi successivi per categorie di pazienti immunodepressi, in trattamento farmacologico con farmaci immunosoppressori ed immunoregolatori e nei pazienti oncologici.

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che si è arricchita del Test Rapido Covid-19 determinazione anticorpi neutralizzanti per consentire il monitoraggio del soggetto vaccinato per almeno 6-8 mesi, preferibilmente a partire da 1 a 2 settimane dopo la somministrazione dell’ultima dose di vaccino (quando sia prevista più di una dose), identificando tempestivamente l‘assenza di sieropositività o la sieronegativizzazione, permettendo così di guidare il processo decisionale clinico verso una possibile rivaccinazione contro SARS-CoV-2 o la somministrazione di nuovi agenti terapeutici, come gli anticorpi monoclonali anti-SARS-CoV-2.