
Si sta registrando fra gli esiti da Covid19 la nebbia cognitiva o brain fog. Di cosa si tratta:
- stanchezza cognitiva,
- rallentamento mentale e difficoltà di memoria,
- mancanza di lucidità,
- fatica nelle attività quotidiane come lavorare, guidare l’automobile o fare la spesa,
- difficoltà a concentrarsi e a ricordarsi le cose.
Questi sono tutti sintomi di un disturbo neurologico chiamato nebbia cognitiva o nebbia mentale, per usare l’inglese scientifico brain fog.
È il quarto sintomo più comune tra i 101 sintomi fisici, neurologici e psicologici a lungo e a breve termine lamentati dai pazienti sopravvissuti al Coronavirus. Colpisce una persona su venti, indistintamente fra anziani e giovani, anche dopo mesi dalla dimissione per Covid-19, anche se non contratto in forma grave. Questi effetti sono transitori e limitati nel tempo, potendo perdurare alcuni mesi nella peggiore delle ipotesi, e tendono a risolversi spontaneamente.
Complice la risposta immunitaria
Gli strascichi mentali e cognitivi della brain fog sono sovrapponibili a quelli causati da altre infezioni virali estremamente comuni come, ad esempio, la mononucleosi o i virus dell’herpes.
Lo studio The S1 protein of SARS-CoV-2 crosses the blood–brain barrier in mice. Nature Neuroscience, 2020, Elizabeth M. Rhea et al. dimostra che il SARS-CoV-2 è in grado di attraversare la barriera emato-encefalica: l’interessamento del sistema nervoso sarebbe causato sia da una diretta invasione da parte del virus, sia indirettamente attraverso l’attivazione dell’infiammazione che, a sua volta, può far insorgere un’infiammazione dei vasi sanguigni che portano al cervello.
Il ruolo della proteina Spike
Il Coronavirus è in grado di infettare l’organismo in maniera così rapida grazie ad una proteina virale, detta Spike, che ricopre la superficie del virus formando protuberanze simili a corone (da cui il nome Coronavirus). La proteina Spike, che di solito viene indicata come la proteina S1, rappresenta la chiave che aiuta il virus ad attraversare la barriera emato-encefalica. Le proteine leganti come S1 a loro volta causano danni, poiché a volte si staccano dal virus causando l’infiammazione. Analogamente, la proteina S1 nell’infezione da Covid-19 stimola il cervello a rilasciare citochine e prodotti infiammatori. Questa cosiddetta “tempesta di citochine” è un importante marcatore di gravità della malattia, in quanto le citochine sono proteine infiammatorie che comportano l’aggravamento della malattia. Il sistema immunitario reagisce al virus ed alle sue proteine. Incrementa, così, la sua funzionalità e producendo le citochine con l’intento di neutralizzare il virus aggressore. Lo studio di Nature Neuroscience citato evidenzia che la proteina S1 nel SARS-CoV-2 funziona analogamente alla proteina gp 120 nell’HIV-1. Entrambe sono glicoproteine, o proteine che contengono zuccheri, ed entrambe funzionano come le braccia e le mani dei virus. In tal modo lo aiutano ad afferrare i recettori. Inoltre, entrambe mostrano la capacità di attraversare la barriera emato-encefalica e mostrano un comportamento potenzialmente tossico nei tessuti cerebrali.
SARS-CoV-2 e centri respiratori
Nel corso dell’infezione da Covid 19, il paziente ha difficoltà a respirare e questo perché l’infezione colpisce il polmone. Tuttavia, in aggiunta a ciò il virus entra nei centri respiratori del cervello dove causa ulteriori problemi. Lo studio ha anche evidenziato che il trasporto di S1 risulta più veloce nel bulbo olfattivo e nel rene dei topi maschi rispetto alle femmine. Queste conclusioni potrebbero spiegare la maggiore suscettibilità degli uomini a esiti più gravi associati al Covid-19.
La vera cura: la prevenzione
Nonostante che:
- gli studi si siano moltiplicati alla ricerca dei meccanismi di funzionamento del SARS-CoV-2;
- siano state indagate le cause dei molteplici sintomi manifestati dai pazienti affetti dal Covid 19;
- le case farmaceutiche abbiano abbattuto sorprendentemente i tempi per il rilascio dei vaccini anti-Covid 19;
- tutte le ordinanze ed i DPCM per mantenere le restrizioni necessarie a limitare gli assembramenti complici del contagio;
nonostante tutto ciò, la situazione sanitaria permane problematica: si registrano ripetuti disguidi nella macchina organizzativa della vaccinazione di massa, l’unico vero rimedio per uscire dal tunnel del Covid 19, che ci ottenebra da oltre 1 anno. I risvolti socio-economici diventano sempre più gravi. Nel contempo si osserva fra la gente una crescente insofferenza al regime contingentato richiesto dalle autorità sanitarie e governative, e si manifestano ripetuti episodi di intolleranza alle regole promosse dall’OMS per limitare il contagio.
Le regole da rispettare
Non resta quindi che richiamare la popolazione, oltremodo provata da questo lungo anno di pandemia e di contingenza estrema, sulla necessità di mantenere le regole fondamentali per la prevenzione dell’infezione:
- Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o, in assenza, frizionarle con un gel a base alcolica
- Non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani. Se non fosse possibile evitarlo, lavarsi comunque le mani prima e dopo il contatto
- Se si starnutisce coprirsi bocca e naso con fazzoletti monouso. Se non fossero disponibili, usare la piega del gomito
- Pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol
- Coprire mento, bocca e naso con una mascherina in tutti i luoghi affollati e a ogni contatto sociale con distanza minore di un metro
- Utilizzare guanti monouso per scegliere i prodotti sugli scaffali e i banchi degli esercizi commerciali
- Evitare abbracci e strette di mano
- Evitare sempre contatti ravvicinati mantenendo la distanza di almeno un metro
- Non usare bottiglie e bicchieri toccati da altri.
A questo elenco si sono recentemente aggiunte le raccomandazioni sulla necessità di aumentare il distanziamento interpersonale possibilmente a 2 metri, e ad usare la doppia mascherina o double masking .
Esercitare la pazienza e l’aderenza alle regole è il modo alla portata di tutti per liberarsi dal virus e dai sui malefici effetti.
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